RIVOLTI 2019 – 100 ILLUSTRATORI RICAMANO IL PROPRIO VOLTO
Illustrazione e fotografia dialogano con l’arte tessile attorno al volto
RIVOLTI 2019 – 100 ILLUSTRATORS EMBROIDER THEIR FACE
Illustrations, photography and textile art

Pensieri RiVoltati di Chiara
Non mi è mai interessato il ricamo.
L’ho sempre considerato una pratica relativa ai bavaglini dei nuovi nati, in cui il nome del bebè è accompagnato da pulcini, gattini e colori pastello. E per questo ho sempre delegato la mia esperta zia Silvana.
RiVolti è stata l’occasione per scoprire quanto altro può esserci nell’arte del ricamare.
Ho accolto la proposta con stupore e molta curiosità.
Che si partisse da uno scatto fotografico del mio volto era una cosa che mi intrigava e mi spaventava al contempo. Credo di essere abituata a guardare gli altri, sia per lavoro che per ruolo materno, e poco me stessa.
La fotografia ha colto dall’esterno un qualcosa di me che vivo da dentro e poterlo vedere stampato su tela è stato inizialmente molto spiazzante.
L’ho lasciata là, da una parte, per un tempo lungo prima di affrontarla.
Poi è venuto il momento di cominciare.
Devo dire che il fatto di non aver potuto e dovuto scegliere lo scatto “migliore” mi è stato di aiuto per una ricerca ed esplorazione autentica.
Fatto sta che non avendo mai ricamato (solo qualche bottone e rattoppo alle ginocchia dei pantaloni dei bambini) mi sentivo impacciata.
Sapevo di non voler fare un ricamo a regola d’arte, ma sono andata ugualmente a chiedere consigli materni a mia zia.
Generosissima e compiaciuta del fatto che desiderassi imparare e ricamare, la zia mi ha prestato il telaio mobile (quello che utilizzava alla scuola media nelle lezioni di economia domestica), una notevole quantità di gomitolini di lane, cotoni e aghi.
Ho deciso così di utilizzare nel mio ricamo solo i filati ricevuti da mia zia, che un tempo saranno stati di mia nonna. Una storia che continua.
Quindi mi sono trovata con i primi punti da infilare, imbranatissima.
La mia amica Stefi mi aveva detto: “Guarda che è come disegnare, solo più lento”
Era proprio così.
Una volta ideato quello che volevo raffigurare, c’era poi un tempo dilatato prima di vedere realizzato il pensiero. Un punto dopo l’altro cominciavo ad entrare nella modalità ricamo e il tempo passava senza che me ne rendessi conto.
Lavoravo intensamente per poter stare nei tempi di consegna, ma soprattutto perchè questo ricamo mi stava proprio coinvolgendo!
Alcune parti mi sono riuscite alla prima stesura, in altre ho dovuto togliere tutto perchè erano riuscite proprio male e rifare da capo. C’era da stare attenti a non rovinare la tela durante l’operazione di taglio dei punti sbagliati, senza contare il groviglio che c’era dietro!
Perchè infatti il retro era tutto un programma.
Stava diventando un lato B meraviglioso, in cui fili e aghi si intrecciavano annodandosi, passando da una parte all’altra senza regole estetiche conclamate.
Ci sono stati momenti di sosta forzata, altri di sosta necessaria. Rivista dopo qualche giorno, la tela mi diceva cosa tenere e cosa togliere. In alcune parti un po’ complicate e delicate, che non mi soddisfacevano, ho provato a ritoccare, aggiungere punti, sfumare… ma no, la soluzione spesso era togliere e rifare.
Senza il CTRL Z, senza la gomma, con le forbicine e la santa pazienza.
Alla fine il lavoro ha trovato il suo equilibrio, nel dritto e nel rovescio, nei pieni e nei vuoti.
Grazie a Monica, Barbara e Flavia per il privilegio di poter partecipare a questo meraviglioso progetto.